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Propriocezione: postura e gusto

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Propriocezione: il senso dimenticato

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.

Il primo a parlarne fu il neurofisiologo Charles Scott Sherrington che la definiva il “sesto” senso in quanto viene regolata da una parte specifica del cervello.

L'effetto della propriocezione sul gusto

Molto spesso neanche ci rendiamo conto di questo senso ma se vi dicessi che ha un impatto sulla nostra vita più importante di quello che si pensa?

Una ricerca molto interessante del 2019 ha analizzato gli effetti del sistema vestibolare responsabile dell’equilibrio e della postura.

I risultati di sei esperimenti hanno mostrato che la propriocezione influenza le percezioni del gusto.

In particolare, le posture in piedi (vs. seduti) inducono un maggiore stress fisico sul corpo che a sua volta diminuisce la sensibilità sensoriale.

È per questo motivo che quando mangiano in piedi, i consumatori giudicano il gusto di cibi e bevande in modo diverso. In particolare, la temperatura viene percepita come meno intensa e si consumano quantità minori di prodotto.

Gli effetti della postura sulla percezione del gusto sono invertiti per i cibi dal sapore sgradevole.

Questi risultati sono utili per comprendere gli effetti dei sistemi sensoriali sulle percezioni del gusto degli alimenti.

I risultati hanno anche implicazioni pratiche per la progettazione di ristoranti, negozi e altri ambienti di ristorazione.

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Cosa succede al nostro corpo quando mangiamo in piedi

Perché il sistema vestibolare può influire sul sistema sensoriale?

La spiegazione risiede nello stress fisico.

Stare in piedi richiede una maggiore attivazione muscolare del tronco, delle gambe e dei piedi, e quindi provoca un maggiore stress fisico in queste zone del corpo.

Quando un individuo è in posizione eretta, i piedi e le gambe devono sostenere l’intera massa corporea.  Invece, quando un individuo è seduto su una sedia con schienale la massa corporea è condivisa da schiena, bacino e glutei.

Le posizioni in piedi sono anche associate a risposte fisiologiche diverse.

È stato dimostrato che la posizione eretta aumenta la frequenza cardiaca, attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e porta a un aumento delle concentrazioni di cortisolo, l’ormone dello stress.

L’aumento della frequenza cardiaca e la diminuzione della pressione sanguigna non sono solo reazioni momentanee al cambiamento di postura ma possono persistere per quaranta minuti dopo che si passa da seduti ad una posizione eretta.

Un esperimento come dimostrazione

Lo studio sopracitato si era basato su un esperimento di degustazione di patatine pita prima in posizione eretta e successivamente su una sedia non imbottita con schienale.

I risultati hanno mostrato che le sensazioni vestibolari associate alla postura influenzano la percezione del gusto.

Lo stesso cibo viene percepito con un sapore migliore se degustato in posizione seduta.

A questo test ne è stato fatto seguire un altro con un elemento di stress fisico indotto.

Ai partecipanti è stato chiesto di tenere in mano una borsa pesante mentre mangiavano e valutavano il cibo.

Lo studio ha dimostrato che l’induzione di stress fisico riduce le valutazioni del gusto per i consumatori seduti a livelli simili ai consumatori nella condizione di controllo in piedi.

Va notato che lo stress fisico aggiuntivo non ha ridotto ulteriormente le percezioni del gusto tra gli individui in piedi.

In conclusione, anche questo sesto senso deve rientrare nella ricerca sui driver inconsci della percezione della quantità di consumo.

Sappiamo che fattori come le etichette o il packaging, la consistenza del cibo, il suo profumo influenzano la percezione del prodotto e la conseguente quantità consumata.

Aggiungiamo a questo flusso che la postura mantenuta mentre si mangia può anch’essa avere una grande influenza.

Se vuoi approfondire il tema, questo articolo è un estratto del mio libro “Neurofood: il neuromarketing applicato al mondo dell’enogastronomia” edito da Hoepli.

Neurofood

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