Che cos'è il nudge?
Il nudge in economia comportamentale è una “spintarella gentile” che diamo a un potenziale cliente per compiere un’azione.
Spesso confuso con manipolazione, il nudging, al contrario, si propone di ribaltare questo paradigma e di utilizzare l’architettura delle scelte in maniera etica, positiva e a beneficio della persona.
Una leggera modifica dell’architettura della scelta, infatti, non è eguagliabile a una limitazione della libertà.
Il soggetto ha a disposizione le stesse opzioni, non ci sono divieti né privazioni imposti dall’alto, bensì solo piccoli pungoli che stimolano a prendere una decisione più auspicabile, altrimenti ignorata a causa dei naturali limiti della razionalità umana.
In questo articolo vi racconterò alcuni esempi di nudge e lo applicherò anche al mondo della ristorazione.

Esempi di nudging
Tra i moltissimi esempi di nudging che hanno portato dei risultati positivi, un caso simpatico è sicuramente quello della mosca negli orinatoi pubblici maschili nell’aeroporto di Amsterdam-Schiphol.
Dato che i business man di passaggio avevano scarsa mira e quindi sporcavano i bagni, è stata disegnata una mosca all’interno dei water, con l’obiettivo di far leva sull’istinto innato di “fare centro”.
In questo modo, la mosca ha aiutato lo staff dell’aeroporto a ridurre notevolmente (dell’80%) i comportamenti poco igienici e indesiderati da parte degli utilizzatori.
Questo esempio, seppur divertente e rappresentativo, non pone abbastanza enfasi sull’effetto positivo che l’applicazione del nudging può avere a livello sociale e per l’intera comunità.
Sono molte le storie di successo nate grazie alla spinta gentile: dalle frecce verdi che ci indicano i cibi sani nei supermercati e ci spingono ad acquistare più frutta e verdura, alle campagne di Nike che ha disegnato sulle panchine dei parchi frasi tipo “non fermarti”, “manca poco” per invitare i cittadini a muoversi di più.

Il nudge applicato al mondo del food
Come manager di un ristorante, come potete influenzare l’esperienza culinaria dei vostri clienti?
I clienti potrebbero non voler ordinare il piatto più costoso, ma potrebbero anche non voler prendere quello più economico.
Il modo migliore per influenzare la loro decisione verso la scelta di un piatto relativamente costoso è di metterlo letteralmente nel mezzo.
Per prima cosa, ponete i piatti più costosi in cima, per far sembrare ragionevole il prezzo di qualsiasi altro piatto sotto di loro.
Detto questo, assicuratevi anche di aggiungere anche piatti più economici in modo che, quando i vostri clienti sceglieranno i piatti di fascia media, sapranno di aver optato per una buona soluzione.
Un altro consiglio è di inserire la portata che volete spingere di più in prossimità di quelle che vendete maggiormente, direi una o due righe sotto.
Il cervello del consumatore, partendo dall’alto nella lettura del menu, troverà quello che è il piatto che definisco “di sopravvivenza”, cioè quello che per la maggior parte dei clienti di quel ristorante è il piatto da ordinare.
Da quel momento il consumatore penserà di aver trovato il piatto che vuole ordinare.
Da lì in poi continuerà a scorrere il menu e, se li troverà il piatto che volete promuovere, descritto in maniera sensoriale e accattivante, avrete buone possibilità di aver dato un nudge al nostro cliente.
In un altro articolo vi avevo raccontato come organizzare il menù in modo chiaro e coinvolgente, se ve lo siete perso lo trovate qui.
Se vuoi approfondire il tema, questo articolo è un estratto del mio libro “Neurofood: il neuromarketing applicato al mondo dell’enogastronomia” edito da Hoepli.

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